domenica 30 ottobre 2011

Peter, l'australiano

I giovani cercano senso, fanno
ipotesi sul mondo, sfrondano il mistero.
Percorrono continenti, negli hub si salutano
si scambiano mappe, lasciano indizi.
Raccolgono l'oro lasciato dalla Storia.
La natura è stupida e feroce, dice Peter l'australiano,
otto milioni di uova per fare un salmone
occhio al ragno saltatore, si solleva
fino all'altezza dei tuoi occhi e lì colpisce.
Peter dice di non fidarsi,
invita alla ricerca, chiude il libro dei tuoi versi.

***

Peter mi invidiava. Ancora oggi, dopo cinquantanni, non posso fare  a meno di pensare che il suo gesto è stato volontario. Credo che il vedermi così euforico e divertito dal gioco lo abbia alla fine spinto a darmi una lezione. Ha lasciato la presa, non poteva non sapere che così facendo mi abbandonava ad un rischio. Mi chiedo come, dentro la mensa, fra gli inservienti, i cuochi, la stessa miss Tennent, abbiano commentato la faccenda. L'episodio ha avuto uno strascico fastidioso. La frattura esposta - l'osso della falange bianchissimo - mi fu curata in un gabinetto medico con una steccatura. Quaranta giorni di prognosi. Mi sembrò subito un'esagerazione, per i tempi che erano (era in corso una delle tante crisi di 'sviluppo', fu coniata in quei mesi la parola congiuntura) e soprattutto per me che venivo dall'Italia. Ma quella era la Germania. All'arbeitsamt, l'ufficio del lavoro, andavo a ritirare ogni quindici giorni il mio salario: era più alto del solito perché conteneva un'indennità dovuta all'incidente. Da noi ancora oggi è meglio non farsi male e nascondere la faccenda se si può, da quando poi c'è la cosiddetta crisi, vale a dire il trionfo del liberismo selvaggio di origine reaganiana e thatcheriana, e con la diffusione del lavoro nero degli immigrati, le cose sono solo peggiorate.
Furono quaranta giorni di frustrazione profonda perché lavorare dava senso ai giorni. Fu in quei giorni che cominciai a maturare l'idea di ritornare in Italia e riprendere gli studi. Passai la maggior parte del giorno a studiare. Mi ricordavo, dalla sua biografia, che Bertrand Russel in carcere, aveva diviso la giornata in tre parti, ciascuna delle quali era destinata a una delle sue discipline di studio (credo filosofia, matematica, letteratura). Organizzai così anche la mia giornata. Fatta eccezione per le ore di passeggio e di chiacchiere con gli amici del campo il resto lo dividevo tra poesia, studio dell'inglese, studio del tedesco.
A volte scendevo a Colonia, risalivo le strade del centro fino alla stazione centrale e sostavo davanti alla cattedrale.

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