lunedì 2 novembre 2015

Rileggendo Lucini

E' un autore per me intoccabile. Senti un fondo esistenziale drammatico che viene prima dello scontro con l'ingiustizia e con l'assenza di Dio. Quanto descrive è necessariamente ingiusto e senza Dio ab aeterno, pertanto è irredimibile e l'unica speranza possibile sale solo dalle carcasse dei morti.
Resta un anelito alla bellezza, alla poesia, a Dio che resterebbe generico se non si aprisse su scenari drammatici come quello della Calabria infettata dalla mafia. Qui sei costretto ad accettare il suo assunto e la sua testimonianza e la poesia si fa documento di un'anima tormentata e disperata di fronte al mondo perduto nelle mani dei criminali. A tratti lo sgomento è davvero impressionante e le parole scavano con precisione da scienziato la sofferenza dell'uomo e del popolo che abita un territorio apocalittico abbandonato da Dio.
E dunque poesia di testimonianza, a tratti quasi mistica, tesa e coerente nella sua disperazione,che non si può ignorare, che si ascolta in silenzio e in punta di piedi,

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