sabato 18 novembre 2017

Di signoria e servitù



(quattro strofe tratte dal quarto poemetto di Inverno a Colonia)

Di signoria e servitù, la mutazione che prende avvio dal desiderio

Poveri di città imperiali non sostengono
davanti a cittadini che attraversano strade
la propria indigenza, si alleano con l’inverno,
alle luci dell'inverno si riparano con
sottomissione né tendono la mano, solo  
a volte alzano lo sguardo poco dopo che tu hai
stornato il tuo, in Unter den Linden o nella
quarantottesima a Manhattan. Proletari  
di mezzo mondo difficili la storia li cataloga
tra portici e sfiati candidi di viscere palatine,
occorre un verso informatore lanciaponti
tra idea e memoria dica che la mutazione
prende avvio dal desiderio, prima che diventi
codice nel corpo fissato e fatto standard
articolante posture, sguardi e zigomi diversi
sempre uguali, prima che finiscano nei quaderni
di sociologi (o nei serialtv di Oriente e Occidente)
classificati natural born da visitare una
tantum. Qui si vuole dire  che il tempo non manca
e tra una leggenda e l’altra, sistemata l’identità
negli spazi lirici trasumananti, si può
misurare lo scarto se c’è tra vecchie e nuove
periferie.

               Hi Hobo! Parte presto come sempre
da  Grand Central Station il treno per i deserti
a Ovest ovunque (visiteresti il gran raduno annuale
degli hoboes a Britt?). Precario di grandi e piccole
depressioni non c’è più posto per te alla catena
di grandi città dove contendi comando
sul lavoro, ti spettano periferie e cinture
della ruggine da Detroit al Minnesota.
Ma dico deserti e non troverai una sola
Maggie’s farm dove fare per pochi dollari
lo schiavo per un giorno con la guardia nazionale
sulla porta, di sicuro non ti avverrà di incontrare
sulla strada per Duluth il bardo che cantava
sul punto di cambiare il nostro tempo. Né
sicuramente potrai cavalcare tronchi di rosse
sequoie sui merci scoperti col rischio che un Jeff
Carr qualsiasi ti tiri giù a schioppettate. Nè rischierai
di affumicarti per scaldarti sulla pensilina
del Wabash Cannonball il treno che fiammeggiava
nelle praterie.


Oh, listen to the jingle, the rumble and the roar
As she glides along the woodland, over hills and by the shore
Hear the mighty rush of the engine, hear the lonesome hobo’s call
travelling through the jungles on the Wabash Cannon Ball


Hi Hobo! Nomade di binari, ci credi se
ti dico che nel lontano Est nelle pianure
dello Jilin c’è la stessa cintura di ruggine,
fabbriche morte deserti affanni di uomini  e donne
per avenue povere dove bisogna
essere disgraziati e forti, fratelli e nemici
di cani, attorno a bracieri di strada?
Calma, il promoter dice che occorre guardare
da sotto, dalla parte dell’erba che cresce,
laggiù come qui sfoltiscono ma poi spenderanno
tutti di più. Vedi? Il desiderio
è sempre quello - attento ora - la remissione
empatica dei tuoi bollori desideranti
dentro uno spaziotempo di orologi fermi,
di stomaci vuoti, l’increspatura dell’orizzonte
finché lo sguardo scavalca la luce e ti ritrovi
a succhiare foglie di coca o a squadrare quanto
resta dell’orto. Insomma vuoi che tutto torni come
prima? E che mutazione è quella che rinvia in archivio
le nano tecnologie o le sfumature dei cristalli
nei tramonti del Connecticut o della vecchia Manciuria?



note:
- Lo hobo per tranquillità borghese è qualificato come un mendicante, è invece il classico lavoratore migrante da sempre nel panorama americano espulso dalla fabbrica per via del suo amore per la libertà, che lo rende inadatto al lavoro di fabbrica (unica fonte di salario). Nomade ribelle per eccellenza ha riempito le cronache soprattutto nei periodi di depressione. Negli anni trenta e poi nei cinquanta era un’icona del rifiuto del lavoro e quindi considerato pericoloso per la comunità tanto che gli si sparava a vista (e spesso una uguale risposta non mancava). Gli hoboes hanno reso leggendario il treno. Nelle infinite versioni di musica country il Wabash Cannoball (qualcosa di simile è La locomotiva di Guccini) attraversa rombando le praterie e va così veloce che arriva un’ora prima di quando è partito (un gioco verosimile per via dei fusi orari diversi tra i vari stati americani distesi tra Est e Ovest)! Impossibilitato a frenare è deragliato nello spazio dove viaggia tuttora lanciando sulla notte del pianeta il suo fischio che tutte le stazioni d’America sentono.

- Duluth è la cittadina dove è nato Bob Dylan.


mercoledì 3 maggio 2017

DI POESIA E DI PSICOANALISI: L’INDICIBILE SOTTRATTO AL NULLA

                
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              
DI POESIA E DI PSICOANALISI: L’INDICIBILE SOTTRATTO AL NULLA.
                                SABATO 10 GIUGNO dalle ore 16  alle 19
                                  ARCI PESSINA DI CHIARAVALLE.
Questo progetto nasce in Argentina e, passando attraverso Brasile e Colombia, approderà in Italia e poi in Francia. Le tappe italiane saranno Reggio Calabria e Milano. Un viaggio nella parola poetica e nella critica analitica, ma anche un viaggio in senso proprio di una strana carovana in cammino fra due continenti. Del resto poesia e psicanalisi sono ricerche in divenire. Da più di un secolo sono entrate in relazione e s’interrogano a vicenda, non sempre in maniera simpatetica. Nella tappa milanese i due linguaggi si alterneranno non tanto per cercare risposte ma piuttosto per arricchire la nostra consapevolezza che dietro di sé essi hanno entrambi il continente sconosciuto dell’indicibile che si sforzano di strappare al silenzio.
INTERVENGONO:
Eva Gerace, esercita la psicoanalisi a Reggio di Calabria, ai Caraibi (Col.) e a Buenos Aires. Fondatrice del Circolo Psicoanalitico dei Caraibi. Autrice dei libri Marlon Brando. Quando il desiderio si fa uomo, Educare per Crescere, Io che porto la Giubba e della rivista online a.Verare.
Titolo: Il velo della poesia.
Francesco Idotta, è professore di filosofia, Phd in Filologia presso l'Università statale di Madrid.  Scrittore, saggista e poeta, la sua ricerca ha come oggetto l'alterità e il valore delle differenze.
Titolo: La poesia di Jabier Delgado. Un'esperienza analitica.
María Gabriela Pedrotti, nata a Buenos Aires, è AME della Escuela Freudiana di Bs. As. Sostiene seminari a nome proprio in questa Scuola e ha pubblicato articoli in diversi luoghi. Il suo gusto per la scrittura, in particolare la poesia, l’ha fatta autrice di "Conjugada ", il suo primogenito in poesia.
          Titolo: Celebrazione dell’alterità, poesia e psicoanalisi
Enrique Tenenbaum, pratica la psicoanalisi a Buenos Aires, fondatore e attuale direttore di Trilce / Buenos Aires, Institución del Psicoanálisis, autore di "Lacan el nudo, escrituras impropias de la clínica" (2015), "Poesía y Psicoanálisis, una asociación ilícita"(2016), e altri libri in collaborazione.
           Titolo: La lingua, un organo di resistenza
Gianni Trimarchi è stato professore a contratto presso l'università di Milano Bicocca (Cinema e arti visive), dove ha collaborato con gli insegnamenti di Antropologia dei media e Antropologia della religione. E' nel comitato di redazione della rivista Filosofia in circolo e ha collaborato con Costruzioni psicoanalitiche. Ha pubblicato Lev Vygotskij e le premesse della multimedialità (2007) e vari articoli su riviste specializzate, aventi come oggetto i rapporti fra estetica, antropologia e mediologia. E’ membro della Società di Psicoanalisi Critica.

            Titolo: La fruizione artistica fra regressione e catarsi
Adriano Voltolin, psicoanalista, Presidente della Società di Psicoanalisi Critica, Direttore dell’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica e docente al Corso di Teoria Critica della Società all’Università di Milano Bicocca. Autore di numerose pubblicazioni tra le quali Melanie Klein (2003) e Critica della mente innocua. Gruppo e legame sociale in Bion (1917), ha diretto dalla sua fondazione la rivista Costruzioni psicoanalitiche.

              Titolo: Masenar paroe (macinare parole, da Biagio Marin)

POETI
Nino Iacovella,  è nato a Guardiagrele nel '68. Ha riesordito in poesia con Latitudini delle braccia, deComporre Edizioni, Gaeta, 2013. Ha pubblicato la plaquette La parte arida della pianura, Edizioni Culturaglobale, Cormons, 2015, e il libro d'arte Per chiamare il fuoco, Fiori di torchio, Seregno, 2016. Ha curato, insieme a Sebastiano Aglieco e Luigi Cannillo, l'antologia Passione poesia, CFR, Milano, 2016. E' tra i fondatori e redattori del blog di poesia Perigeion. Vive e lavora a Milano.
Giorgia Meriggi. Nata a Milano nel 1966. A marzo 2017 è uscita nella collana Sottotraccia di Marco Saya Editore la sua prima raccolta poetica dal titolo Riparare il viola.
Maria Pia Quintavalla. Nata a Parma, Libri:Cantare semplice ‘84, Lettere giovani  '90, Il Cantare’91  Le Moradas ’96, Estranea(canzone) 2000, nota di A.Zanzotto, Corpus solum  2002, Album feriale  2005, Selected Poems Gradiva 2008, China 2010, I Compianti 2013/'015, Vitae 2017. Cura Donne in poesia, e Le Silenziose; Bambini in rima, Alfabeta. Tradotta. Collabora a Laboratori di scrittura lingua italiana a Lettere, Univ. agli studi di Milano.
Paolo Rabissi. Scrittore di righe e versi ha pubblicato saggi critici sulla poesia italiana e diverse raccolte di versi tra cui La ruggine, il sale, LietoColle, 2008 ; I contorni delle cose, Stampa2009, 2010; La solitudine di Schenk, L’Arca Felice, 2016. Cura il blog personale www.righeeversi.blogspot.it nonché quello con F. Romanò www.diepicanuova.blogspot.it E’cofondatore con F. Romanò e A. Perrotta della rivista on line www.overleft.it
Franco Romanò scrittore e critico. Come poeta ha pubblicato Le radici immaginarie (Campanotto 1995) e L’epoca e i giorni, Viennepierre 2008. Di prossima uscita è Veglia Europa, Plumelia, Catania. Ha fondato insieme a Paolo Rabissi il blog diepicanuova (www.diepicanuova.blogspot.it) e la rivista online Overleft insieme a lui e ad Adriana Perrotta (www.overleft.it). È vicepresidente della Società di Psicoanalisi Critica.

A chiusura della manifestazione verrà rivolto un omaggio al poeta Premio Nobel  Derek Walcott, recentemente scomparso, con alcune letture di testi da Omeros e da Prima luce.


giovedì 30 marzo 2017

La solitudine di Schenk

La solitudine di Schenk è la prima parte di Inverno a Colonia alla quale seguono La nostalgia di Orlando e La fuga di Claudio. La plaquette compare nelle edizioni L'Arca Felice nella sezione Coincidenze curata da Mario Fresa.
E' accompagnata dai disegni dell'amico poeta e artista Massimo Dagnino che ha interpretato il testo con una forza espressiva ed enigmatica per me emozionante.
La stampa è così accurata che ringraziare è d'obbligo ma è poco. Le carte sono state scelte dall'artista Bruno Conte.




Quelle che seguono sono le prime strofe:





Per fissare i rinvii della memoria

è utile il disegno di una mappa.

In quel territorio s’intrecciano tuttora

sentimenti e progetti. Più a Nord rispetto

ai due campi, è certo,

turchi, greci, spagnoli, italiani abitano

periferie chiassose dove le risse scoppiano

frequenti.          



A Sud i due campi contigui sono separati

da una fitta rete di ferro.

Gli abitanti del campo a Nord,

per entrare in quello a Sud, devono possedere

un pass, il più delle volte non serve,

i volti infatti sono quasi sempre gli stessi.

Stagionali e avventizi sono rari

ma forse è la memoria che immobilizza

lo scenario.



 Dieter sciancato, rifugiato dall’Est, parla inglese,

è convinto che la libertà assoluta non esiste
        
“…but I want to be free to choose

my slaveries, you see?”.          

A est del campo, lasciando correre lo sguardo

lungo la pianura fino all’orizzonte,

tutto appare deserto, è non conosciuto.



Qualcuno potrebbe dire che qui

l’unica religione è il lavoro.

Sul permesso di lavoro, controfirmato da un

religioso, deve comparire la religione professata.

Con qualche insistenza si riesce infine  a ottenere,


evitando il balzello, la scritta keine religion.