venerdì 29 novembre 2013

La solitudine di Schenk


giovedì 5 dicembre ore 18,30 – via Tadino,20 – Milano Happy hour & reading

Paolo Rabissi: LA SOLITUDINE DI SCHENK

Introduce Tiziano Rossi.

L'opera fa parta di un poema più ampio dal titolo INVERNO A COLONIA,  caratterizzato da un felice ritorno alla poesia epica e abitato dalla tensione etica verso i grandi problemi del nostro tempo.

sabato 23 novembre 2013

I tranvieri di Genova e la lotta di classe.

I conti cominciano a tornare per il nostro capitalismo. E' notizia di oggi che la ricchezza media degli italiani nel 2012 è aumentata del 5%, si tratta beninteso della ricchezza proveniente dal mercato finanziario. Contemporaneamente di conseguenza hanno debuttato sulla scena 127 mila nuovi milionari. Contemporaneamente e di conseguenza sono andati perduti 500 mila posti di lavoro.
Ha ragione il mio amico N. a leggere questi fatti come l'eterno scontro tra ricchi e poveri. Lui ovviamente sta dalla parte dei poveri. Ma come convincerlo che né i ricchi né i poveri sono entità eterne e naturali per i quali c'è ogni tanto l'intervento della divina provvidenza? Lui è un conservatore illuminato ma chi regge la baracca è solo portatore dei valori della destra e del centro dello schieramento liberale del capitalismo. Che oggi significa finanziarizzazione dell'economia.
La lotta di classe, quella che ha spiegato che all'interno della società industriale ci sono due classi che si contrappongono e che lottano a testa bassa per dividersi l'una i mercati l'altra quello che dalla rapina organizzata sul lavoro riescono a strappare con la lotta in fabbrica, la lotta di classe oggi è stremata per manifesta inferiorità di una delle due. Lungi dall'essere scomparsa, la lotta di classe oggi accumula sempre più ricchezza nel territorio della classe uscita vittoriosa nell'ultimo scontro, mentre nell'altro, nel territorio della classe sconfitta, il deserto avanza.
Nel secondo dopoguerra quella stessa classe vittoriosa  ebbe la meglio sul medio periodo: per circa dieci anni, 45 - 55, approfittando della temperie politica nazionale e internazionale, compressione dei salari e dei posti di lavoro hanno permesso al capitalismo nostrano un'accumulazione di capitali che è servita in certi casi per nuovi investimenti e per allargare i cordoni della borsa a partire dalla fine degli anni cinquanta (il boom economico) in modo che la massa dei lavoratori e lavoratrici cominciasse ad assaporare il democratico consumismo. Le lotte operaie che hanno aperto un ciclo vincente, superiore alle intenzioni del capitale, hanno rivalutato il lavoro e inciso in maniera determinante a creare il Welfare.
Oggi la vittoria del capitale internazionale è riuscita a creare la stessa situazione del dopoguerra: la situazione di sconfitta operaia e di svalutazione del lavoro creano ancora disoccupati e miseria da una parte e accumulo di ricchezza dall'altra.
Ne dovrebbe seguire, secondo quella logica, una ripresa delle lotte operaie per riconquistare la dignità del lavoro e dei salari.
Tutto lascia pensare che non sarà così. Anche se a Genova i tranvieri ci riprovano.