lunedì 30 marzo 2020

Elogio del commiato (in occasione dei funerali di Primo Moroni)


ELOGIO   DEL COMMIATO 
( in occasione dei funerali di Primo Moroni)

Al primo sparo s’é squarciato il cielo
palesando a noi che il nulla era
e fece così più care le schegge nei cuori trafitti.

Salute a te nobile scorta  che onori così bene ,  e la ritardi,  questa Morte                       
e  abbassando il cielo  lo sveli pullulare di stelle e pianeti .

Al secondo sparo ha esitato
quel medesimo cuore scheggiato
a mescolare di vita la morte:
eppure gli uni
già intonavano canti gentili
altre colmavano spazi
con molli passi di danza.

Al terzo sparo la tua Morte, fratello, 
s’é fatta prudente
con roseo pallore da giovinetto
in veste vermiglia 
ha atteso tra noi paziente
il muto consulto e lungo degli sguardi
lo scanzonato saluto mesto tra noi.

Salute a te nobile scorta che hai preso per mano così bene la sua Morte
e l’hai resa paziente con gli spari colorati e le danze, lei che immediati
abbandoni del cuore pretendeva.

Al quarto sparo  
parole di mescolanza s’é detta la folla
di doppie radici nell’amore
e in quelle parole
che dicevi di memoria e di futuro.

Il  quinto sparo sul selciato fumigante
a tutti ha disvelato
dei rami d’inverno la calda giovinezza
dei fiori quasi nati la piena maturità
la salda vertigine dei sogni.

Salute a te, nobile scorta del corpo presente e immateriale, bene hai conservato  
il timbro della sua voce per il nostro ristoro e  in egual modo celebrasti 
echi e luccicanze.
*
sul sagrato della chiesa la mattina  del funerale i compagni e le compagne di Calusca hanno fatto una scenografia così emozionante con quei petardi colorati e le danze che sovrastava la mia commozione per Primo, uno degli eventi più laici cui ho assistito, lo scopo era quello di festeggiare la vita e relegare la morte in un canto.

mercoledì 18 marzo 2020

Una stagione né complicata né semplicistica

Appartengo a una generazione educata secondo principi autoritari, ci siamo ribellati ad essi, abbiamo messo le basi per una via diversa. E’ cominciata con l’adesione a una strada che appariva alternativa ma era anch’essa autoritaria, non c’è voluto molto per smascherarla. Liberarci dell’autoritarismo fascista e comunista è stata la nostra strada di liberazione. Cosa c’era su questa strada e alla fine di essa? Questo è il problema di molti/e. Le ipotesi sono tante, nessuna convincente. La mia esperienza profondamente antiautoritaria ha avuto come esito, alla fine del lungo ’68, una posizione abbastanza libertaria, l’unica ipotesi che accetto è il percorso, la strada in sé. Il movimento reale delle cose. Nella sua complessità, prendendo distanza dal troppo e dal troppo poco. Scegliendo il semplice, non il più semplice. Puntare a questo equilibrio difficile per me è una cifra di vita. Occorrono energie grandi, una passione lucida per non cadere da una parte o l’altra dei due fronti, insidiosi e nocivi entrambi. Potrebbe anche succedere che in questo percorso io finisca con l'imbattermi, insieme a tanti altri, in qualcosa di simile a quel comunismo che avevamo in mente o forse non gli assomiglierà per niente ma ci sarà sempre bisogno di energie grandi, passioni estreme antiautoritarie per evitare da un lato che quell'ipotesi si faccia stato, per evitare dall'altro che prendano piede le forze della reazione.

Oggi è un gran parlare dei pericoli di derive autoritarie del (dei?) governo, approfitta dell’emergenza per rendere stabili provvedimenti di esclusione, di accorpamento di poteri locali e no, di sotterranei supporti ai poteri forti che tanto occulti non sono, ecc. Un quadro possibile ma non va presentato a mio parere come un matassa ingarbugliata da dover sciogliere, è da quando ho la ragione che questo è il quadro politico reale che mi ha accompagnato. Ebbene, ieri le lotte operaie in primis, quelle giovanili delle scuole, quelle del femminismo, hanno in qualche modo fermato le derive autoritarie degli anni passati, colpi di stato tentati, colpi di stato vicini a realizzarsi, violenze atroci realizzate. Io mi sento fiducioso, le lotte di vecchi soggetti si uniscono oggi a quelle de* nuov* sfruttat* del lavoro precario, manuale e intellettuale e basta affacciarsi sulla rete, una ‘strada’ inaspettata fino a poco tempo fa, per rendersi conto che ci sono energie e passioni disposte a spendersi per quel progetto che non può per me che essere complesso ma non complicato, semplice ma non ridotto a una semplificazione. La tentazione verso il semplicissimo o verso il complicato nasconde percorsi narcisistici e autoritari, mi sembra il pericolo maggiore da cui guardarsi, lo dico soprattutto per i giovani ricercatori di strade diverse.