Il flobert puntato al volo di uccelli, la marina poco distante rumorosa. E’ indubbio che voleva uccidere. Consumò mezza scatola dei piombini con cui caricava, chissà dove finivano. Non senti il grido lungo degli uccelli che non si curavano per niente di lui, l’aria aggrovigliata fittamente da ali nere.
E voleva senz’altro uccidere, e uccideva, la lucertola che lo fissava dalla fessura aperta tra due blocchi di tufo nella casa. La testa nella poltiglia di carne e sangue, la coda recisa dal piombino si contorceva. Lui faceva le corna, dicevano che quella coda semovente portava sfortuna.
Dal letto dove ormai da mesi viveva, spurgando da una cannula nel ventre, il vecchio lo aveva addestrato. Gli contava i piombini, gli ordinava di non uscire di casa col fucile. Che giocasse nell’orto dietro casa.
Ci giocava nell’orto, per ore. La tentazione era di fucilare l’unica gallina. Ma distoglieva lo sguardo.
La morte incombeva sulla casa. Sentiva una smania, di gridare, di menare le mani. Quella era rabbia, la conteneva più di quanto pensasse.
Il vecchio moriva, senza nessuno spasimo, aveva un’aria delusa.
Tornò sulla marina e nel campo da dove aveva mirato agli uccelli si sedette. Passò il resto della giornata ad ascoltare i loro gridi.
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