lunedì 2 gennaio 2023

diario d'autunno



3 Ottobre
Avrei voglia di scrivere ma ciò cozza con il mio attuale stato, quello che riesco a fare
è solo qualche breve riflessione, magari su FB, il che però mi immette nel luogo che maggiormente mi crea contraddizioni tant’è vero che ci torno ogni tanto per decidere di non farlo più. Avrei voglia di leggere ma ciò cozza ancora con me stante il fatto che i libri li lascio a metà (non tutti). Però c’è il libro sull’epica da mettere insieme e chissà cosa verrà fuori. Poi c’è Piergiorgio che dal suo Diario del Novecento fa il grande intellettuale moralista che è stato e che si lascia leggere. Odio avere impegni. Non so che farmene. Se non ne ho però un po’ li cerco. Stiamo bene a Milano e credo proprio che l’abbuffata di Cinquale ci vorrà ancora un pò per digerirla. Sarà perché non vivo nulla di cogente. La politica mi annoia e in questo momento di guerra che dire? Non sono un intellettuale in questo momento impegnato se mai lo sono stato, sono uomo di lettere un po’ all’antica, di quell’epoca remota mai esistita in cui il prof di lettere era buon artigiano di lettere, sempre sulla soglia di casa, questo sì, con una forte propensione a essere attivo, uscire, fare la spesa, andare in bici, ma anche impegnare le mani, fare buchi nei muri, pittare le porte, magari cucinare. A’ nottata è passata, e dunque che altro c’è da fare? Insomma un letterato pacifico di provincia, Rimini magari anni ’50, non Milano, a Milano c’è la Storia e se studi Storia allora diventi intellettuale ma per scelta fortemente sentita, di quelli impegnati a dire il mondo e magari a capovolgerlo. Bisognava farlo. Ora tutto torna come prima e peggio. Bisognava comunque provarci. Ora via Bellezza parco Ravizza sono di fatto come la mia Rimini vissuta negli anni ’50, anni spensierati, disimpegnati, senza storia, il mare a portata di bicicletta, le ragazze, gli amici di strada, il profumo degli alberi, del mare, le carezze nella loro espressione più innocente. Perché non godere ancora di tutto ciò? La rivoluzione è stata. Tutto domani cambierà. Ma forse no.

7 ottobre 

Non c’è che dire, invecchiare porta con sé posture di ogni tipo. Una mi viene sempre più spesso da notare in certuni che come me si inerpicano sopra gli ottanta. Se dici loro: ho visto…, loro dicono anch’io. Se dici: ho letto… dicono anch’io. Se dici: ho pensato…dicono anch’io. Credo che ne siano profondamente convinti anche se non è vero. L’idea di essersi lasciati sfuggire qualcosa deve essere un tormento, forse ne va la stima per se stessi, devono aver evidentemente, a suo tempo, concertato come supremo obiettivo identitario quello di conoscere, sapere, imparare, avere notizia, avere cognizione, apprendere, intendere, essere informato, essere al corrente, essere certo di tutto quello che gli umani e la natura mettono a disposizione. Un bel fardello da portare. 

Basta leggere e studiare per oggi, ora si va insieme a rigovernare le galline…, mi diceva mia nonna e mi portava con sé nei fondi dove quelle razzolavano.



17 ottobre Milano

oggi  resecare al Galeazzi la pustola sull’occhio alle 15. Tutto qui. 

Meloni e Berlusconi fanno pace, difficile che riescano a far saltare il governo non ancora nato, gli tocca farlo. Che teatro, non si può che ridere perché per quanti danni possa fare ancora questa gente anche se più a destra è l’insieme europeo e mondiale che ci sta addosso, ora anche con  la guerra e la terribile crisi e impoverimento dei poveri e senza lavoro pagato che minacciano tutti i giorni mascherando che è in atto da tempo, felice Europa un corno con tutta la gente che fa la fame e la farà ancora di più. Possiamo solo stare a guardare. Non abbiamo strumenti reali di opposizione ma nemmeno energie acconce.


26 ottobre 

Underdog? Dice Meloni. Non ho problemi, da tempo anche in Parlamento riecheggiano parole anglo/americane. Certo se avesse usato sfavorito, svantaggiato, penalizzato avrei capito subito, invece ho dovuto usare il dizionario. E allora? Allora c'è che il termine, usato con molta passione dalla presidente, ha evocato in me il sogno americano, quello che una ce l'ha fatta ad arrivare impegnandosi allo spasimo contro ostacoli e impedimenti. Chapeau. Tutte le volte che in qualche modo mi arriva quel sintagma, sogno americano, tanto in voga, non posso fare a meno di pensare a chi è rimasto triturato dalle regole spietate del sistema e non ce l'ha fatta. E siccome sono un (ex) prof di estrazione famigliare sgangherata so cosa vogliono dire le favorevoli condizioni di partenza per potercela fare (e siccome il 'merito' c'è già, come dice Cepollaro, non c'è bisogno di rincarare la dose). Molti miei compagni di strada hanno avuto solo la fabbrica come occasione nonostante l'intelligenza brillante (qualcuno è finito pure prete non per vocazione ma perché era l'unico modo per una famiglia di sgravarsi dal peso economico dell'istruzione). Certo, da noi c'è ancora un po' d'inclusione (grazie alle conquiste sociali e politiche degli anni sessanta e settanta) in più ma comunque arrivare trafelati e spremuti alla meta non è sempre buono, a meno di farsene appunto carico da parte del nuovo governo e aprire una grande stagione di spesa per l'Istruzione, non solo per stipendi più dignitosi ai docenti ma soprattutto per garantire a tutti/e uguali condizioni di partenza. Gratuitamente ovviamente, il che non fa sogno americano.

2 commenti:

  1. Grazie Adri! La tua concisione è la mia, quella di chi risparmia il fiato dovendo spendersi al meglio per restare sulla fune da equilibristi su cui camminiamo.

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