metalogo numero 1
Ormai ci sono, la lunga siepe di alloro è quasi interamente ripulita. Intrecci e viluppi di rovi strappati via insieme al marciume di foglie vizze. Mi manca un ultimo scompiglio di radici, lì cinque o sei grilli si sono spaventati, in due salti sono scomparsi nella siepe.
Solo uno è rimasto su un rametto. Mi fa: "...era ora che ti decidessi eh?! Qui dentro è tutto uno schifo!"
Ho abbozzato. "...va bene ho capito. Ma adesso qual è la morale?"
"Quale morale? La morale non è roba per me, noi non sappiamo cos'è, siete voi umani a farne dalla mattina alla sera, sembra non abbiate niente di meglio da fare..."
" sì, però adesso sei tu che stai facendo la morale e io cosa gli dico ai nipotini? che devono guardarsi dai moralisti che abbondano tra noi ma a quanto pare anche tra voi?"
Non mi ha risposto. Con un salto è scomparso dentro la siepe.
metalogo numero 2
La prima pioggia di settembre col cielo scuro oggi cade silenziosa, la siepe di alloro luccica, dalla grondaia cade un flusso continuo sul fusto della magnolia e sulle rade foglie. Insolita è l’aria fredda.
Non mi resta molto da fare. Anche in cima alla siepe a Nord, là dove fronteggia l’intrusione delle canne, ho già svelto le ultime radici di erbe.
«…bella carneficina eh?!» torna a dirmi il grillo ricomparso tra le foglie.
«…lo so, lo so…anche quelle radici quelle erbe sono vite che elimino. Ma non mi sento male. E’ una contraddizione che non so affrontare» gli dico.
A tratti mi sembra una questione oziosa. Ma o prima o dopo mi tornano in mente i nipotini con la loro rigorosa propensione animalista, ecologica, ecc. Manca cosa alla mia valutazione? Forse siamo tutti bloccati in una dimensione materiale sbagliata. Eppure questa trappola non posso ritenerla un destino. Mi suonerebbe come la condanna per il biblico peccato.
Ho preso il rastrello e ho cominciato ad ammucchiare le foglie secche. Molte erano cadute da sole. Fa freddo ma piove col garbo da giardino.
metalogo numero 3
Insomma fossero queste le contraddizioni da risolvere, mi dico.
«Io però dubbi non ne ho…» aggiunge il grillo « E’ proprio una questione oziosa: la guerra tra le specie è naturale, sai meglio di me che ciascuno di noi è preda e predatore. Qui, dentro la siepe, la guerra tra insetti, affini e tutti gli altri è continua, totale, per sopravvivere ci mangiamo anche tra noi »
«Sull’altro lato della siepe ieri c’era una cavalletta, ti assomiglia…»
« …aiuto, alla larga, parenti serpenti, quelle distruggono tutto dove passano e di me fanno un boccone…»
« La vedi quell’edera che si è così platealmente intrecciata al fusto del pruno? Lo stava soffocando lentamente, infatti quest’anno non ha dato frutti…»
«…meglio, così i corvi girano al largo, altrimenti quando arrivano per beccare ne approfittano per aggredire anche noi…»
«…insomma io l’ho recisa alla base, quello che faceva non mi sembrava né bello né giusto…»
«…ah! prima la morale, adesso il bello, il giusto…Né la moralità, né la bellezza, né la giustizia mi riguardano, sono problemi coi quali voi umani vi complicate la vita, io penso solo a mangiare quanto è più piccolo di me e a guardarmi da quanto è più grosso, come la cavalletta…questa è la nostra guerra, ma a guardare bene mi sembra che assomigli molto alle vostre…»
«…sì, ma voi siete condannati a non avere tregua, noi abbiamo imparato a fare pause…»
«…mah, le pause le faccio anch’io, a me le vostre sembrano sempre più brevi!».
metalogo numero 4
Il sole ha già dissolto la guazza nel prato, la luce sembra mettere in tensione la siepe di alloro, il pruno, le canne a Nord e le rose. La giornata chiama altrove, sto ormai tirando per le lunghe le mie rifiniture. Ho concluso con lui sbrigativo:
«…secondo questo ragionare dunque noi tutti animali siamo destinati alla guerra per l’eternità, almeno finché qualcosa non ci incenerisca tutti…»
« …chissà…, ora ti lascio, devo procurarmi cibo e un po’ di tranquillità per suonare le mie zampe e attirare le grille…, la vita continua…»
«…mi fermo anch’io, prima che sia necessaria una nuova pulitura ci vorranno mesi…»
Ho strappato un ultimo ramo di rovo spinoso e poi ho riposto in un angolo le cesoie, il rastrello e i guanti. Lui ha sostato un attimo rivolto verso di me poi con l’ultimo salto è scomparso nel folto della siepe. Non aveva un’aria molto felice. Nemmeno io.
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