La posta in gioco era l'adesione a una delle regole più efferate: prima ti sistemi, poi pensi all'amore. Prima il lavoro poi la famiglia. C'era a dire il vero anche di più, fuori dalla grande città verso Nord ci si sposava solo dopo avere comprato già la casa! Il sistema funzionava così, prendere o lasciare. E le prime a fare propria questa regola erano le donne. Le quali avevano cominciato a inserirsi nelle attività con grande accoglienza: erano poche ma motivate e comunque avere una buona segretaria era quanto di più normale e desiderabile ci fosse in quell'inizio di anni sessanta. Poche restavano, finivano col fare le amanti del capo e rimanevano zitelle, le altre più numerose e più fortunate trovavano marito e al primo figlio tornavano alle 'loro' faccende domestiche.
Nel campo tedesco quel popolo di emarginati a dire il vero sembrava aver rinunciato a tutto. Nessuno parlava di amore e il lavoro che avevano bastava per sigarette, birra e qualche passeggiata fuori porta al tempo del carnevale. Nessuno si poneva certo il problema se era preferibile il lavoro manuale, grosso modo lavoro servile, o qualche altra dimensione più elevata socialmente. Lavoro servile se ne trovava, persino quello in fabbrica, ma in quel campo mi resi conto che l'operaio apparteneva a una sorta di aristocrazia del lavoro, era gente scafata, muscolare, fiera e combattiva e non amava certo il lavoro servile come quello che facevo io. L'eco delle loro lotte dentro la fabbrica giungeva fino al campo. Le donne impiegate nei lavori di pulizia nelle cucine e nelle mense se non erano sfatte o brutte puntavano a quegli operai.
Dal campo lo sguardo era attratto spesso dai lunghi treni merci che trasportavano le auto fuori dalla Ford e si perdevano nella pianura diretti in tutta Europa.
La fabbrica attirava anche me, il lavoro che facevo era sotto di almeno un paio di scalini nella guaduatoria sociale, ma gli operai che conoscevo impazzivano per la fatica e l'impossibilità di vivere realmente l'amore, la famiglia, i figli e tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. La fabbrica dettava i ritmi di vita anche fuori, anche nelle case, nelle tavole, nei letti. I giovani spendevano le ultime energie della giornata in qualche bordello improvvisato in un incontro veloce e inutile oppure ubriacandosi di birra nelle cantine.
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