martedì 3 gennaio 2012

Giunto a Milano fui costretto a segnare il passo in un paradosso di inadeguatezza. Perché qui, contrariamente al solito, essa consisteva nel fatto che su questioni di sesso ero molto più avanti di tutte e tutti. E dunque inadeguato all'ambiente! Al mio liceo di Milano di amore e di sesso non si parlò mai. Il mio insegnante di greco, quando si accorse che negli intervalli mi intrattenevo con una ragazza, ironizzò pubblicamente sulla faccenda e alla fine dell'anno scolastico mi spedì immeritatamente a settembre. Greco era una delle mie materie preferite, il mio profitto ovviamente non era brillante ma la sufficienza riuscivo a strapparla. Gli anni erano quelli. La serietà dell'Istituto si fondava sulla censura assoluta su questioni di amore e di sesso e naturalmente sulla disinformazione totale della quale peraltro le famiglie stesse erano complici.
Modigliani Nudo Rosa
Invece io sapevo molto e il mio desiderio era lì lì per trasformarsi in appetito. Mancava solo la condivisione cameratesca. Venivo da una permanenza di quasi tre anni, la più lunga della mia vita di studente prima di Milano, a Rimini. Dove di sesso se ne parlava e faceva in abbondanza. Anzi quella era la dimensione costante e quotidiana nella quale vivevamo io, i miei compagni di classe, i miei compagni di strada, i conoscenti, gli adulti maschi e femmine, persino la coppia di anziani  che mi ospitava, che intendeva rallegrarmi con storielle atroci di sesso, e la figlia, ormai zitella, belloccia, che tentò, inutilmente per via della mia timidezza, di avviarmi ai rapporti sessuali. L'attività sessuale maggiore tra noi maschi adolescenti era ovviamente la masturbazione. Alimentata, del tutto involontariamente, dai preti che al momento della confessione accoglievano il volto dei ragazzini fra le ginocchia ricoperte dall'ampia tonaca sotto la quale il confessore si dava godimento. Al mio arrivo a Rimini peraltro era risultato subito quanto fossi indietro. L'attività masturbatoria, della quale non avevo ancora notizia, lì era oggetto di sottili ragionamenti. Dedicarcisi due volte nello stesso giorno soprattutto d'estate, col sole e il mare affollato, poteva anche capitare, ma chi esagerava veniva rimproverato pubblicamente. Il giovane iscritto a una società ciclistica con la quale partecipava a gare regionali ci istruiva sui tempi: ci volevano tre giorni per smaltire una 'pugnetta' e quindi, se aveva la gara di domenica, il giorno buono era giovedì, che era anche giorno di tortellini a casa sua. D'estate però era tutto diverso. I giovani in età di transizione avevano un'offerta così abbondante che alla fine della stagione erano in molti a guardarti con aria da esperti. Le ragazze riminesi a maggio avevano già l'abbronzatura e l'elegante costume alla moda. Le straniere portavano zoccoloni di legno ma erano altissime e soprattutto molto più disponibili. Causa i miei ritardi e la solita partenza prematura feci appena a tempo a mettermi in pari con la masturbazione. A Milano il senso di inadeguatezza si manifestò all'incontrario. Ero pronto per il passaggio successivo ma la cosa sembrava non interessare nessuno. Ho ricominciato a interessarmi al sesso condiviso solo dopo la maturità e dopo Colonia. Ma, per i tre anni di liceo, desiderio, appetito e tutto il resto fu di nuovo censurato e ricacciato nelle fantasie. A scuola le ragazze portavano lunghi grembiuli neri ed erano inaccessibili. Le cattoliche frequentavano Gioventù Studentesca sotto la guida di don Giussani. Nelle classi marxiste si parlava di politica. Non era come a Rimini, avevo ancora negli occhi quel compagno di banco che era riuscito a slacciare dalla giarrettiera e sfilare le calze a una compagna durante un compito in classe. Quanto a qualunquismo politico, ma non solo, la mia classe ne era massima espressione. Dovetti imparare, adeguarmi ad altri usi e costumi. Tutti tifavano per il Milan o per l'Inter. Un giorno, a casa di un amico, vidi Schiaffino in televisione volteggiare sull'erba a San Siro con una eleganza che mi innamorò. Divenni così milanista e lì feci presto a mettermi in pari. Bastava leggere il lunedì il Guerin Sportivo da dove pontificava, ma con grande inventiva di linguaggio, Gianni Brera. Il giorno in cui comparii in classe avendo in mano 'Ragazzi di vita' di Pasolini  probabilmente avevo in animo di smascherare la mentalità piccolo borghese dei compagni, ma non ero preparato a rispondere a colui che, incrociandomi, mi chiese come mai leggessi 'la roba di quel culo!'. In effetti non ero preparato a niente. Quel giorno però cominciai verosimilmente a pensare che la mia classe nascondeva qualcosa. Forse di sesso ne sapeva più di me ma non lo diceva, forse era molto più politicizzata ma non lo dava a vedere, forse insomma era molto fascista, reazionaria, omofoba e molto, molto ignorante. Più di me.



La scalata di San Marino

Bastava salire fino alla porta
e restarne fuori, al di là c'era
la repubblica di San Marino.
Chi fosse Marino non l'ho mai saputo.
Da Rimini mare fin lassù
con le nostre bici pesanti
-gonfia bene le gomme, dicevano-
ci volevano più di due ore.
Una sfacchinata, di quelle che
fai a sedici anni.
-mo' se ti fai le pugnette non
ce la fai mica!
Poi il rito del ritorno.
Fazzoletto intorno alla fronte
giornale sotto la maglietta
e giù 'a tomba aperta', come diceva Brera.
Arrivavi primo in preda al terrore
per via della bici più pesante
che non frenava bene.
A sera nel viale era tutto un raccontarsela,
fortuna che le ragazze baciavano lo stesso.

1 commento:

  1. Come sono cambiati i costumi da quando frequentava lei il liceo a quando l'ho frequentato io.
    Neanche oggi sono -o sono stati nella mia esperienza- rose e fiori, ma certo molto meglio dei suoi tempi: minore ipocrisia e più schiettezza.
    Tuttavia c'erano sempre pericoli per noi ragazze, nella relazione con i ragazzi: o essere considerate troppo false madonnine, o anche troppo intraprendenti.
    Insomma non andava mai bene un comportamento dissenziente dai desideri del corteggiatore di turno

    RispondiElimina