Ti chiedevo dell'inconscio, sulle sue profondità,
su quel prato gigantesco a duemila metri,
tenevo tra le dita un fiore senza averlo colto
eppure ti chiedevo delle tue radici, dell'acqua
da cui proveniamo.
Tu per risposta annusavi l'aria sottile
disperdevi lo sguardo intorno, sulla catena
di Dolomiti che avevamo per sfondo
con le malghe incassate nei fianchi.
Il tuo interesse era lì
in quel profondo orizzontale, quello sterminato
spazio di valli che avresti esplorato volentieri
con me anche se la vita non bastava.
Cara Blues, avevi ragione anche su questo,
su inconscio e radici l'esplorazione
non finisce mai.
Che bella questa poesia! Appena l'ho letta ho pensato alla musica, una delle mie preferite, il cane di cui parla si chiamava con questo bel nome?
RispondiEliminaUno dei più bei dialoghi tra uomo e cane che abbia mai letto.
ciao Blues ti vedo sul prato a duemila metri...pronta ad esplorare le valli...sei ancora lì, aspetti
RispondiEliminaan ma