dico tutto l’insieme dei tuoi eccessi, delle tue esagerazioni,
quel tuo portarti ai margini, l’inconsapevole urto
con gli oggetti che lascia lividi, quel denunciare i patti
appena trascritti in uno svariare di stagione…
non è così che si fa ordine nella rivoluzione.
Si dice l’ora dell’avvento, il giorno prefissato,
li si scrive sui muri, ad esempio: domani alle 10.
Trovi che sia tutto un po’ démodé? Ma gli artiglieri
non sparavano a salve né a Parigi nel ’70, né a Pietrogrado
nel 1917. Qui si distendono tavoli per le strade
si offrono latte e pane, si fa insomma colazione
e se pensi che sia solo per sfamare non hai capito niente.
La fede rompe gli indugi e dà ragione, un movimento
semplice che mima l’abbraccio ed esplode sul nulla.
Lo scandalo non c’è, i rilievi dei monti sono innevati
solo d’inverno e il sangue invece scorre copioso
di stagione in stagione senza legami con la natura,
non ne ha mai avuti. L’estensione tecnologica degli arti
è esercizio nostro, gli aceri o gli orsi non fanno né ghigliottine
né trattori, né computer né cannoni. Insegnano
semmai la pazienza.
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