Accadono cose singolari a Milano nelle letture pubbliche di poesia. Poeti e poete partecipano sempre con piacere. Che qualcuno si sottragga, una volta invitato, è raro. Perché dovrebbero. Non è solo questione di narcisismo, essere nominati è una dichiarazione di esistenza, di identità, leggere la propria opera davanti a un pubblico che non è mai inesperto né lì per caso (il giro di amicizie naturalmente si ricompone o si allarga nell'occasione) ti mette in relazione col mondo. Singolare ma non troppo è senz'altro il fatto che a questi incontri ci si incontrano quasi sempre le stesse persone. Come se un'anima nomade inseguisse la propria ispirazione poetica negli angoli della città. Tuttavia non mancano quelle due tre persone nuove che danno ancora una volta un senso in più. Ma singolare è lo sforzo degli animatori e organizzatori degli incontri per invitare poeti e poete milanesi a quei momenti (raramente di sera tardi, più spesso verso le 18 del pomeriggio). Voglio dire che il loro sforzo si concentra nel dare all'evento un titolo, una trama, un logos, un tema che di volta in volta può riguardare aspetti esistenziali, sentimenti, riflessioni, sul senso della poesia e della vita. Qui uno si immagina che se viene scelto un tema che voglia mettere ad esempio l'accento sulla poesia epica vengano invitati determinati autori e autrici, e così autori e autrici diversi se il tema è diverso. Invece accade di ritrovare poi gli stessi poeti e poete, sottotitolati da richiami tematici più o meno suggestivi sempre diversi. Leggiamola così, e cioè che la buona poesia si fa mai chiudere dentro un'unica ragione o definizione. Ma forse si può anche dire che gli animatori, tutte persone di buona volontà e che di poesia se ne intendono, dovrebbero lasciarsi tentare da maggiore coraggio, lasciarsi andare a un po' di fantasia in più. Come dice Leopardi, il poeta non è forse il padrone della fantasia?
Viene insomma da chiedersi: qual è la posta in gioco?
Un evento che garantisce visibilità o un momento di riflessione e consapevolezza critica? Nulla di male se c'è la prima, ma se la seconda manca non va bene. E se non manca si fanno più numerosi incontri con poeti diversi.
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