domenica 20 ottobre 2024

Da Trieste verso ogni dove Saba apre i versi del 900.

 

via del molino a vento

In ogni caso è lì, dove dice lui, che è rimasta la mia primissima infanzia. Lui però ha coltivato con amore gelosissimo per tutta la vita il suo cantuccio schivo ma non diviso dal mondo. Da lì apre per tutti la poesia del 900. Da psicanalitico prima della psicanalisi, come ebbe a dire Contini, la sua poesia tra endecasillabi di confine e settenari con qualche tintinnio di rime, è strumento d'indagine per tutti, da ogni luogo.

trieste, via dante
“TRIESTE” di Umberto SABA

Dalla raccolta “Trieste e una donna” (1910-12)

Ho attraversato tutta la città.

Poi ho salita un’erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,

è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all’ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un’aria strana, un’aria tormentosa,
l’aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.


venerdì 18 ottobre 2024

Scheda critica di Sebastiano Aglieco per 'Bestie, animali, specie' sulla rivista 'Il segnale percorsi di ricerca letteraria'


 Sull'ultimo numero di 'Il segnale percorsi di ricerca letteraria' Sebastiano Aglieco mi dedica una scheda critica che qui riporto.

Paolo Rabissi, Bestie, Animali, Specie, youcanprint 2023


Corteggia un’andatura poematica questa seconda prova di Paolo Rabissi; forse nel tentativo di dare un senso al procedere nefasto delle vicende umane, e persino naturali.

Così le tre parole che vanno a costituire il titolo in una processione apparentemente cronologica,

suggeriscono, piuttosto, le atmosfere di un’origine comune: l’antica casa in cui i nostri progenitori

mossero i loro primi passi segnando per sempre il nostro destino.

Il primo capitolo, dunque, evoca la presenza di Lucy, il celebre australopithecus afarensis, indicato come “reperto A.L. 288-1, Transizione all’umano”.

Evidentemente, però, Rabissi non è interessato a una disquisizione scientifica sull’origine, ma sul senso del nostro agire in libertà totale o in totale mancanza di responsabilità. Per naturale

conseguenza dei temi trattati, l’autore sceglie come nume tutelare del suo pensiero il pessimismo cosmico di Giacomo Leopardi: “l’universo esistente è il peggiore degli universi possibili”, dichiarando la necessità dell’esercizio poetico in opposizione alla naturale distopia a cui vanno incontro tutti i sistemi, fisici e antropologici.

La poesia è dunque un gesto reattivo di responsabilità e di possibilità: “ecco che maneggiare

millenni diventa / addirittura possibile, lo scrittore di versi / si sente a casa quando la parola che

usa / è senza dubbi la più vicina al senso, / allora la verità non è davvero solo / la somma degli

anni”, p. 15.

Rabissi corteggia in questo modo l’idea di una poesia di stampo “naturalistico”, e cioè forma di

una conoscenza che non contraddice le cause naturali, piuttosto le affianca e le approfondisce. “Ci vuole coraggio a fare di una riga un verso / accendere parole senza incendiarle”, p. 39.

Il libro è attraversato da sguardi di umanità a passo calmo. Si ha l’impressione, infatti, che per

colmare il vuoto ontologico che ci attraversa, Rabissi si appelli allo sguardo frontale degli uomini:

“guardare i passanti diritto negli occhi”, p 39, indagando le conseguenze dei ruoli sociali, le diatribe dei destini.

Ma il libro è soprattutto una struttura in movimento, attraversata da esigenze di sintesi filosofiche

e da slanci verso lasse poematiche che evocano nature, presenze, storie ( si legga tutta la sezione “Diario di Occidente”), con un evidente utilizzo di modi derivanti ”dalla lezione del verso lungo statunitense”, come precisa Franco Romanò nell’esauriente introduzione.

Il punto di riferimento è costantemente il pensiero di Leopardi, citato ancora una volta nell’ultima

sezione: “Movimenti - Metaloghi”. La polemica questa volta riguarda il ruolo delle macchine nella

società moderna, in netto contrasto con l’esercizio di un pensiero aperto - metalogo - a schema

possibilista, riconducibile a una riflessione non precostituita e senza soluzioni univoche.

Il poeta giardiniere che si prende cura del suo giardino, in stretto rapporto con gli esseri biologici e con la funzione che essi rivestono nel contesto di un mondo sempre più complesso, eppure

antichissimo, imbastisce dialoghi, resoconti, punti di vista, scoprendo di non essere molto diverso da una cavalletta, da un lombrico, da una farfalla. Riflette sulla funzione naturale della lotta e della violenza restituendoci, infine, la realtà di una biologia complessa dove l’umano è parte del tutto, preda e predatore, vicinanza empatica e distacco, scelta del baratro e resilienza.


                                                                                                                         Sebastiano Aglieco

lunedì 14 ottobre 2024

Per gli 'Incontri tra autori' organizzato da Gabriella Galzio nuova presentazione dell'antologia 'di epica nuova, laboratorio di poesia critica'




La presentazione avvenuta l'otto ottobre si può vedere  QUI

All'incontro erano presenti: Lucianna Argentino, Claudia Azzola, Massimo Bondioli, Paolo Borzi, Laura Cantelmo, Gabriella Galzio, Nino Iacovella, Nicola Labanca, Andrea Lanfranchi, Francesco Macciò, Rita Morandi, Lorenzo Mullon, Alessandra Paganardi, Adriana Perrotta, Julia Pikalova, Paolo Rabissi, Sebastiano Romano, Franco Romanò, Luisella Vèroli, Gabrio Vitali, Claudio Zanini.