(quattro strofe tratte dal quarto poemetto di Inverno a Colonia)
Di signoria e
servitù, la mutazione che prende avvio dal desiderio
Poveri di città imperiali non sostengono
davanti a cittadini che attraversano strade
la propria indigenza, si alleano con l’inverno,
alle luci dell'inverno si riparano con
sottomissione né tendono la mano, solo
a volte alzano lo sguardo poco dopo che tu hai
stornato il tuo, in Unter den Linden o nella
quarantottesima a Manhattan. Proletari
di mezzo mondo difficili la storia li cataloga
tra portici e sfiati candidi di viscere palatine,
occorre un verso informatore lanciaponti
tra idea e memoria dica che la mutazione
prende avvio dal desiderio, prima che diventi
codice nel corpo fissato e fatto standard
articolante posture, sguardi e
zigomi diversi
sempre uguali, prima che finiscano nei
quaderni
di sociologi (o nei serialtv di
Oriente e Occidente)
classificati natural born da
visitare una
tantum. Qui si vuole dire
che il tempo non manca
e tra una leggenda e l’altra, sistemata l’identità
negli spazi lirici trasumananti, si può
misurare lo scarto se c’è tra vecchie e nuove
periferie.
Hi Hobo! Parte
presto come sempre
da Grand Central Station il
treno per i deserti
a Ovest ovunque (visiteresti il gran raduno annuale
degli hoboes a Britt?). Precario di grandi e piccole
depressioni non c’è più posto per te alla catena
di grandi città dove contendi comando
sul lavoro, ti spettano periferie e cinture
della ruggine da Detroit al Minnesota.
Ma dico deserti e non troverai una sola
Maggie’s farm dove fare per pochi dollari
lo schiavo per un giorno con la guardia nazionale
sulla porta, di sicuro non ti avverrà di incontrare
sulla strada per Duluth il bardo che cantava
sul punto di cambiare il nostro tempo. Né
sicuramente potrai cavalcare tronchi di rosse
sequoie sui merci scoperti col rischio che un Jeff
Carr qualsiasi ti tiri giù a schioppettate. Nè rischierai
di affumicarti per scaldarti sulla pensilina
del Wabash Cannonball il treno che fiammeggiava
nelle praterie.
Oh, listen to the jingle, the rumble and the roar
As she glides along the woodland, over hills and by the shore
Hear the mighty rush of the engine, hear the lonesome hobo’s call
travelling through the jungles on the Wabash Cannon Ball
Hi Hobo! Nomade di binari, ci credi se
ti dico che nel lontano Est nelle pianure
dello Jilin c’è la stessa cintura di ruggine,
fabbriche morte deserti affanni di uomini e donne
per avenue povere dove bisogna
essere disgraziati e forti, fratelli e nemici
di cani, attorno a bracieri di strada?
Calma, il promoter dice che occorre guardare
da sotto, dalla parte dell’erba che cresce,
laggiù come qui sfoltiscono ma poi spenderanno
tutti di più. Vedi? Il desiderio
è sempre quello - attento ora - la remissione
empatica dei tuoi bollori desideranti
dentro uno spaziotempo di orologi fermi,
di stomaci vuoti, l’increspatura dell’orizzonte
finché lo sguardo scavalca la luce e ti ritrovi
a succhiare foglie di coca o a squadrare quanto
resta dell’orto. Insomma vuoi che tutto torni come
prima? E che mutazione è quella che rinvia in archivio
le nano tecnologie o le sfumature dei cristalli
nei tramonti del Connecticut o della vecchia Manciuria?
note:
- Lo hobo per tranquillità borghese è qualificato come un
mendicante, è invece il classico lavoratore migrante da sempre nel panorama
americano espulso dalla fabbrica per via del suo amore per la libertà, che lo rende inadatto al lavoro di fabbrica (unica fonte di salario). Nomade ribelle
per eccellenza ha riempito le cronache soprattutto nei periodi di depressione.
Negli anni trenta e poi nei cinquanta era un’icona del rifiuto del lavoro e
quindi considerato pericoloso per la comunità tanto che gli si sparava a vista
(e spesso una uguale risposta non mancava). Gli hoboes hanno reso leggendario
il treno. Nelle infinite versioni di musica country il Wabash Cannoball (qualcosa
di simile è La locomotiva di Guccini) attraversa rombando le praterie e va così
veloce che arriva un’ora prima di quando è partito (un gioco verosimile per via
dei fusi orari diversi tra i vari stati americani distesi tra Est e Ovest)! Impossibilitato
a frenare è deragliato nello spazio dove viaggia tuttora lanciando sulla notte
del pianeta il suo fischio che tutte le stazioni d’America sentono.
- Duluth è la cittadina dove è nato Bob Dylan.
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