Non fosse che l’amiamo così tanto, verrebbe quasi da dire che la poesia lirica ha esaurito la sua secolare egemonia, stante che ha dominato pressoché incontrastata la scena delle forme poetiche nel nostro paese per quasi due secoli. Se non lo diciamo tuttavia non sfugge a molti di noi (che continuiamo a scriverne) che molta della poesia lirica in circolazione si muove, sembrerebbe senza rendersene conto, all’interno di un territorio circoscritto, caratterizzato da un microclima molto favorevole alla fioritura ma di semi tra loro sempre meno differenziabili, sempre più uguali a se stessi in una sorta di processo entropico che ha avuto il suo grado massimo di ordine (i canoni) tra fine Ottocento e inizi Novecento e il grado massimo di disordine alla fine del secolo scorso e nei decenni attuali (la ricerca esausta di canoni).
Non fosse che l’amiamo così tanto verrebbe quasi da dire che l’entropia raggiunta ha decretato la fine della poesia lirica. Non lo diciamo perché invero restiamo convinti che mille e mille sono i microclimi della poesia dove semi diversi possono dire la propria diversità non senza caratteri di vicinanza con la poesia lirica e comunque non in alternativa.
Ci siamo detti, partendo dalle nostre esperienze di scrittori di righe e versi, che forse vale la pena testare e dare nome a microclimi diversi. Senza alcuna hybris, né di ignorare la tradizione né di ipostatizzare chissà quali novità.
Chiamiamo epica nuova un territorio della poesia nel quale caratteri della poesia lirica si tramandano come sempre ma nel quale si avvicendano forme e contenuti diversi. Chi frequenta da un po’ la poesia e dintorni non può non essersene reso conto: a noi sembra che qualcosa sia già successo e ci piacerebbe avere strumenti critici già collaudati per un discorso meno avventuroso di quello che proponiamo.
E tuttavia qualcosa abbiamo registrato, anzi ci sembra che in maniera ancora informale sia già in circolazione una poesia con caratteri non propriamente identificabili dentro quelli della poesia lirica, pensiamo ad esempio alla tendenza di molti autori affermati della seconda metà del Novecento ad allargare a dismisura il verso fino a farlo coincidere quasi con la pagina, alla diffusa volontà nei più giovani di scritture poematiche, al piacere di ‘raccontare’ in versi, alla tendenza a dare resoconti esistenziali delle proprie esperienze di vita, alla tendenza a narrare le gesta familiari nell’impatto con le vicende collettive, all’incontro sempre sofferto con la Storia, alla riflessione pura ancorata alle contraddizioni del presente, all’attraversamento delle trasformazioni urbane dell’ultimo secolo, alla cronaca dei conflitti vissuti come ineludibili per modificare mentalità legate alle forme retrive del patriarcato, alla moltiplicazione delle forme di aggregazione sociale e dunque di esperienze legate alla diffusione della rete telematica…
Vogliamo provarci a dare nome a tutto ciò, con iniziative alla nostra portata ma che riteniamo di senso. Ad esempio usare Facebook per unire chi si riconosce in questo progetto, arricchire la discussione, avviare insieme iniziative.
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