giovedì 30 marzo 2017

La solitudine di Schenk

La solitudine di Schenk è la prima parte di Inverno a Colonia alla quale seguono La nostalgia di Orlando e La fuga di Claudio. La plaquette compare nelle edizioni L'Arca Felice nella sezione Coincidenze curata da Mario Fresa.
E' accompagnata dai disegni dell'amico poeta e artista Massimo Dagnino che ha interpretato il testo con una forza espressiva ed enigmatica per me emozionante.
La stampa è così accurata che ringraziare è d'obbligo ma è poco. Le carte sono state scelte dall'artista Bruno Conte.




Quelle che seguono sono le prime strofe:





Per fissare i rinvii della memoria

è utile il disegno di una mappa.

In quel territorio s’intrecciano tuttora

sentimenti e progetti. Più a Nord rispetto

ai due campi, è certo,

turchi, greci, spagnoli, italiani abitano

periferie chiassose dove le risse scoppiano

frequenti.          



A Sud i due campi contigui sono separati

da una fitta rete di ferro.

Gli abitanti del campo a Nord,

per entrare in quello a Sud, devono possedere

un pass, il più delle volte non serve,

i volti infatti sono quasi sempre gli stessi.

Stagionali e avventizi sono rari

ma forse è la memoria che immobilizza

lo scenario.



 Dieter sciancato, rifugiato dall’Est, parla inglese,

è convinto che la libertà assoluta non esiste
        
“…but I want to be free to choose

my slaveries, you see?”.          

A est del campo, lasciando correre lo sguardo

lungo la pianura fino all’orizzonte,

tutto appare deserto, è non conosciuto.



Qualcuno potrebbe dire che qui

l’unica religione è il lavoro.

Sul permesso di lavoro, controfirmato da un

religioso, deve comparire la religione professata.

Con qualche insistenza si riesce infine  a ottenere,


evitando il balzello, la scritta keine religion.


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