sabato 2 luglio 2016

Ottava strofa del capitolo terzo: "Di signoria e servitù, la mutazione che prende avvio dal desiderio"


(tralascio Gaetano figlio di un dio abbandonato
nei campi chiaro un occhio e uno scuro, capelli
bianchi molli, sfrondava mandorli e olivi – occorre
fare luce tra i rami anche a costo della nidiata
tra santo Spirito e Bitonto col suo sorriso greco
metteva piantine di pomodoro nella buca
e non so dire l’eleganza della mano a conca
a sotterrare le radici puoi se mai accovacciarti
dietro di lui e accorgerti che la fila è dritta così fino al mare)

2 commenti:

  1. Ottimo Paolo, me le avevi mandate tempo fa ma mi sembrano più compatte e risolte, la lettura si fa incalzante senza intoppi, la metafora dello spazio tempo e dell'immobilità alla prima lettura di tempo fa non l'avevo colto bene. Primao poi dovremo mettere anche le nostre in diepicanuova!

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  2. sì è proprio così, la revisione di questi giorni va nella direzione che dici, grazie dell'osservazione.

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