Scrivo di storia e di letteratura. Ho pubblicato anche alcune raccolte di versi. Ma nessuna di queste attività mi appartiene con interezza. Non foss'altro perché con nessuna di esse ci vivo. Sono espressioni libere della mia creatività per le quali spendo volentieri ore di lavoro e spese di 'produzione'. Che poi esse riescano a veicolare anche idee e bellezza questo può anche succedere, ma senza che la mia vita ne resti sconvolta. L'insegnamento è stata la mia passione più coinvolgente per durata e intensità ed è quella che mi ha dato da vivere. Quasi quarant'anni. Ho amato tutte le scuole nelle quali ho insegnato, ho amato tutti gli allievi e tutte le allieve incontrate, ho litigato con tutti i colleghi e tutte le colleghe incontrate presidi compresi. Quando la storia si è conclusa prendere distanza dal degrado definitivo in cui la scuola ha cominciato a cadere sin dagli anni '80 fino a diventare una succursale del mercato, è stata cosa salutare e giusta. Però da subito ha cominciato a mancarmi la relazione con studenti e in fondo anche colleghi. Poesia letteratura e storia hanno colmato quella mancanza. Oggi infatti non solo non la sento più ma tutto sommato sono contento di non starci più dentro la scuola.
Il mio impegno, ma non solo il mio, ha avuto la sua acme negli anni settanta. Non c'è stato nulla di routiniere nei due decenni successivi ma quel decennio d'insegnamento nelle scuole superiori milanesi mi ha trasformato più ancora degli anni sessanta. Su questo tema che 'pretende' di coniugare storia personale e storia collettiva riprendo ora il contatto con questo blog perché di righe qui dentro è un po' che non ne scrivo al contrario dei poemetti ai quali credo di aver dato una sistemazione definitiva con i versi per Lucy.