Diario in rete di Paolo Rabissi iniziato nel settembre del 2011. Fino al giugno del 2012 ho scritto qui, con riflessioni anche in righe, il poemetto: Inverno a Colonia. Col tempo è diventato parte di un progetto più vasto concluso nel 2017 e che comprende altri tre poemetti. Il tutto verrà pubblicato conservando il titolo generale di Inverno a Colonia. Il diario si è nel frattempo arricchito di saggi critici, recensioni, discussioni nonché presentazioni di iniziative pubbliche.
sabato 2 ottobre 2021
Lavastoviglie e comunismo
Cinquant'anni fa tondi tondi imparai a confrontarmi con la mia prima lavostoviglie. Un aggeggio generoso. Sbrigavo la cucina, il che faceva parte della divisione di ruoli con la mia compagna, in pochi minuti. Nonostante il fragore altrettanto generoso, a tempo stabilito, stoviglie e tutto il resto erano pronti, puliti. Soprattutto erano senza macchie, senza aloni,senza striature sospette. Ma durò poco. Ben presto quei difetti cominciarono a manifestarsi in maniera indisponente. La causa, cominciai a sentire, era che il detersivo non era abbastanza buono, quello che fin lì aveva funzionato bene non era più soddisfacente. Non so cosa pensai allora, oggi penso che il mercato ha le sue regole. E così, difronte alla domanda crescente, i produttori di detersivi che perlopiù sono gli stessi che producono le lavatoviglie, hanno 'dovuto', per mantenere lo stesso livello di profitti difronte all'aumento del costo della vita e cioè dei salari dati a operai, impiegati, controllori ecc, diminuire la qualità del detersivo. Il rimedio, per la mia strenua volontà di avere stoviglie pulite bene, fu che i produttori cominciarono a consigliare di aggiungere a parte al normale detersivo un supporto, sale, oppure brillantante oppure profumatore contro le puzze, ecc. Non ho potuto sottrarmi per molto tempo, un po'sì, ma poi cedi. Compri e usi tutti i supporti igienici e quando poi i produttori annunciano di avere inventato un detersivo che ha incorporato quei supporti e che quindi non è più necessario aggiungerli, paghi un po' di più ma finalmente tutto è tornato come prima. E le stoviglie sono tornate pulite. Da un po' di mesi, forse un anno che è poi tempo di pandemia, le stoviglie non sono più pulite di nuovo. In fondo ai contenitori di cartone riciclato del detersivo è apparso un avviso che dice pressappoco così: è vero che sale, brilantante e profumatore sono inseriti dentro il nostro detersivo però se volete risultati eccellenti è meglio che ne aggiungiate separatamente. E' proprio così. Sono tornato a inserire nelle apposite finestrelle i supporti antichi e i bicchieri non hanno più macchie.
Io mi sento troppo vecchietto per azzardare morali tantomeno giudizi politici, con l'aria che tira sembra che morale e politica siano ormai questioni da barzellette.
Certo io pensavo al comunismo, cioè a quella cosa nella quale il costo del mercato non viene fatto pagare in massima parte agli strati più deboli del lavoro e del non lavoro, sin dalla prima lavastoviglie.
Certo continuo a ripetermi le righe di Marx, quelle nelle quali, dopo avermi spiegato come funziona anche il sistema delle lavastoviglie, lui ripete che il comunismo è il movimento che tende alla distruzione del capitalismo. Che sin qui per me ci siamo. Ma poi? Cioè, con gli esempi che abbiamo alle spalle di quello che è stato il comunismo nel '900, qual è il tipo di organizzazione sociale che gente come me dovrebbe avere in mente? Certo, anch'io come Montale vado per sottrazione: questo no, quest'altro no e quest'altro ancora nemmeno per sogno, ma cosa sì? e soprattutto sì ma 'come', che tipo di sì? Se riusciamo prima o poi ad abbatterlo questo sistema, sarà bastato?
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