Riporto qui un breve passo dall'introduzione:
L'intreccio capitalismo-patriarcato libero dai marxismi.
Introduzione
Continuiamo a rileggere Karl Marx. Un po’ per lasciarci alle spalle tutti i ‘marxismi’, un po’ perché nel Marx giovane continuiamo a trovare sorprese sulle quali ci sembra molto opportuno riflettere; ma su Overleft abbiamo anche lo sguardo puntato sul presente, soprattutto su ogni movimento che definisca la propria lotta dentro una critica radicale al capitalismo e al suo intreccio col patriarcato, un presupposto quest’ultimo per noi irrinunciabile che proviene dalle analisi e lotte di buona parte del femminismo. Il sistema patriarcale e capitalistico continua a produrre i propri antagonisti come accadeva nei due secoli precedenti (La storia non è finita con buona pace di Fukuyama e di chi è succube del Tina, There Is No Alternative, l’espressione varata da Margarteh Thatcher). Il capitalismo reale, seguito alla caduta del socialismo reale che nell’immaginario era la causa di tutti mali, ha prodotto decine di guerre nel giro di trent’anni, un impoverimento vertiginoso delle classi salariate e dei ceti medi, lo smantellamento del welfare, l’aumento vertiginoso di costi ambientali che rischiano di diventare irreversibili, riciclato tutti i modelli di oppressione a cominciare da quella di genere, modulandola in modo diverso nei diversi contesti. Tuttavia, sono nate del in questi anni ribellioni e movimenti, a volte più strutturate altre volte più caotiche, che hanno comunque prodotto lotte sociali e forme di resistenza che si collocano all’esterno e spesso contro le formazioni politiche e sindacali del marxismo novecentesco. Queste lotte rappresentano ormai un patrimonio variegato e non episodico di esperienze e di pratiche su cui ragionare. Dalla seconda e terza ondata dei movimenti femministi, a livello mondiale, alle lotte territoriali come quelle italiane dei No Tav oppure in Francia di Notre dames des Landes, o gli Zad, alle esperienze argentine delle fabbriche recuperate e occupate, di cui abbiamo anche qualche esempio in Italia con l’esperienza della Rimaflow, per esempio; ma si può continuare con i movimenti territoriali degli indigeni dell’America latina e più recentemente i Gilet jaunes in Francia, la mobilitazione degli studenti e delle studentesse sulle questioni climatiche e ambientali che hanno indetto una mobilitazione permanente con blocco delle attività scolastiche un giorno alla settimana e a tempo indeterminato e che oggi viene raccolta anche dagli universitari di tutta Europa, infine la riproposizione dello sciopero internazionale indetto dalle reti femministe.