sabato 26 novembre 2011

La seconda parte, che avrei in animo di chiamare 'La nostalgia di Orlando', ha ora la sua prima stanza. La mappa, pretesto per l'incipit della prima parte, 'La solitudine di Schenk', qui è diventata una carta geografica. Ma la mappa era metonimica alla memoria, era un invito astratto, come una sosta della coscienza all'operazione voluta di una ricognizione a volo di uccello sui due campi. Qui invece la carta geografica è proprio riferimento toponomastico alla posizione di Colonia, sulla sponda sinistra del Reno.

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La carta geografica segnala confini,
fiumi, laghi, lo sguardo forza la memoria
penetra in basso fino al reticolo di strade,
vede parchi sotto la neve, il Reno
che lima le sponde, sente stridere i gabbiani.
La neve sulle guglie del Duomo
di Colonia vela marmi tagliati
in stile italiano. Gli spazi vuoti fanno
geometrie verticali,
nella neve di febbraio la sosta all'interno
è su note di Johann Sebastian Bach.

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Ce l'ho qui davanti a me, in un'altra finestra aperta nel browser, la cartina geografica di Colonia e dintorni, per verificare quanto la città disti dal confine con la Francia. A dar retta alla memoria liceale la città doveva confinare direttamente con la Gallia. In realtà Colonia è in pieno territorio germanico. Nonostante sia sul Reno, antico limes romano, occorre procedere verso Ovest per almeno un centinaio di chilometri per incontrare un confine, che è poi quello dell'Olanda. Ma la lettura di Cesare, e del suo De bello Gallico, ha lasciato segni indelebili. Sconfitti gli Elvezi, Cesare scatena le sue legioni contro Ariovisto che ha invaso la Gallia oltrepassando il Reno. Che dunque in effetti faceva da confine tra Galli e Germani. Tuttavia popolazioni germaniche si erano da tempo stabilite qua e là sulla sinistra del Reno e al tempo della guerra portata da Cesare erano già più di centomila, forse centocinquantamila. La battaglia avvenuta in Alsazia, nella quale Ariovisto viene sconfitto, costò, a sentire Appiano, la morte di più di ottantamila soldati tedeschi. Anche se l'Alsazia si stende in un territorio molto a sud rispetto a Colonia, anche questo episodio mostra che il Reno funzionava da confine, forse un po' meno 'naturale' di quanto sostiene Cesare al quale tornava più di conto che lo fosse contro l'evidenza degli stanziamenti, a causa della sua maggiore difendibilità. Anche il territorio di Colonia conosceva tratti non superficiali di cultura e vita germaniche.  Del resto in esso si stabilì definitivamente, intorno al 40 a.c., la tribù degli Ubi, popolazione germanica che al di là del Reno non aveva pace per la guerra continua che gli Svevi, potente tribù della Germania più centrale, portava loro. Da quel momento romani e germani diedero vita a un'importante base militare che fu innalzata al rango di 'colonia' da Agrippina, figlia dell'imperatore Claudio, dalla quale prese il nome appunto di Colonia Agrippina.
Ho chiesto al browser una mappa di Colonia come è oggi. Zoomando nel centro ho ritrovato Hohe strasse, la strada che allora colpì oltremodo la mia fantasia. Il traffico automobilistico era vietato, le vetrine dei negozi si protendevano fin sulla strada in cubi e parallelepipedi di vetro. Un fluire di persone su e giù in un'atmosfera molto tranquilla. Ho rintracciato la lunga strada che saliva verso la periferia di nord est e sulla quale, uno dietro l'altro a distanza dovute, ancora in quel 1963, erano stanziati campi militari, ciascuno in rappresentanza di una delle forze armate alleate della guerra mondiale. Nell'ultimo di essi, quello inglese (diviso in due campi, uno riservato alla RAF, l'altro al personale di servizio per lo più tedesco), fui assunto come kitchen boy e lì rimasi fino al mio rientro.



2 commenti:

  1. Però non capisco una cosa, lei salta dall'epoca romana a oggi, spazia un po' troppo e negli spazi larghi ci si perde.
    Non è meglio definire, circoscrivere, da qui a lì'; da là a qua?

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