giovedì 16 aprile 2020

Una riflessione a due su paura e sgomento al tempo del coronavirus


di Adriana Perrotta e Paolo Rabissi
L'emergenza da coronavirus in corso ci mette di fronte a episodi che non tranquillizzano per niente sul futuro. Le tentazioni autoritarie nel nostro paese hanno una storia lunga ma l'emergenza in corso fa temere a molti una loro presa maggiore, cosa che non poche delle forze politiche in gioco non mascherano più di tanto nei loro proclami e inviti, che vengano dall'opposizione di destra o da certi settori del governo.
Soprattutto si teme che le necessarie misure, prese di autorità dal governo per contenere il contagio, possano residuare sul lungo periodo imposizioni e diminuzione di libertà civili. Una realtà che avrà purtroppo la sua legittimazione tecnica se è vero come sembra che gli effetti del coronavirus possono durare anche uno o due anni, se è vero come sembra che i corona virus mutano e che già nel prossimo autunno potrebbero ripresentarsi sotto altre forme.
Tuttavia quello che ci preme, e dovrebbe premere a chiunque, è di non contribuire in alcun modo a diffondere smarrimento e paure, alimentare isterie individuali e collettive, per cui sentiamo l'obbligo di prendere posizione contro coloro che invece lo fanno. Di fronte a quattro cretini in divisa, che investiti finalmente di un po' di autorità ne approfittano per vessare cittadini e cittadine, certuni/e finiscono col denunciare come inutili i provvedimenti di restrizione alla nostra vita quotidiana e col sollecitare alla ribellione in nome dell'antiautoritarismo dal quale la nostra generazione e le successive provengono. Posizione ambigua, soprattutto perché paladini strenui delle libertà democratiche oggi sono i partiti di destra. Ma posizione anche isterica perché gridare al lupo al lupo in questo caso è semplicismo politico, occorrerebbe spiegare se si è convinti/e che la diffusione del virus avviene per contagio oppure per sfiga o per dannazione dei Sapientes all'autodistruzione. Siccome avviene per vicinanza e contatto l'unica cosa da fare è stare alla larga dal prossimo tuo. Certo si possono  suggerire, e qui i social, i centri di controinformazione la rete ecc possono fare molto, modifiche, attenuazioni, priorità. Senza disinvolte pressioni della pancia.

Poi ci sono certi/e intellettuali che farebbero meglio a stare zitti/e.
In rete, nei fogli on line, abbondano. Abbondano anche altrove. Hanno purtroppo il piglio moralistico con il quale ci si accusa di non renderci conto dell'abisso di inciviltà in cui avremmo accettato di piombare ubbidendo alle restrizioni: crediamo sia da respingere in toto, è una posizione che  non riconosce gli affanni, i tentativi di andare avanti, malgrado paure e insicurezze in agguato, le riflessioni condotte da molte/i e le pratiche e le iniziative messe in atto, anche nell'attuale situazione, per trarre da questa sciagurata emergenza, perché di questo si tratta e non di una invenzione dell'orrido Potere, insegnamenti per evitare di tornare tout court alla "normalità" precedente, che non ci piaceva e che già combattevamo culturalmente, socialmente, politicamente. Non so se ci riusciremo, o saremo stroncate/i, ma forse occorrerebbero parole di incoraggiamento, piuttosto che altezzose reprimende da parte di chi "ha capito tutto".
Ci sono anche quelli/e che sostengono che il paese di fronte al virus è crollato eticamente e politicamente. Lasciamo stare che a buona ragione uno potrebbe dire che è da mo' che è crollato, epperò la maggior parte dei cittadini/e ha accettato le misure di sicurezza, la Confindustria ha continuato a fare la Confindustria, gli/le operai/e che hanno dovuto lavorare hanno continuato anche a scioperare per ottenere maggiori garanzie, compresi i driver. Che poi il governo ci provi a fare il di più c'era da aspettarselo, continuiamo comunque nel parere che in casa bisogna restare: ma davvero non c'è più nessuna fiducia che se dovesse esagerare e approfittarne troppo una buona parte del paese non gli scatenerebbe addosso una reazione (noi vecchietti compresi)? Non ci crediamo. L'unico problema sarà che prima a farla sarà la destra, in nome delle libertà morali, etiche e costituzionali di cui è diventata depositaria. Grazie anche alla fu sinistra.
Si parla di aggressioni e delazioni da parte di vicini/e di casa? di caccia agli untori? di abusi di forze dell'ordine?...Non è che siano proprio delle novità! Sarà che queste cose si sono intensificate da quando una sciagurata destra al potere economico, finanziario, culturale - e ci mettiamo dentro certa parte della "sinistra istituzionale" - ha occupato i posti dirigenziali di questo sfortunato paese. Lavoratori non italiani uccisi, non italiani accusati di essere stupratori in quanto etnia... E poi Carlo Giuliani, Cucchi, Aldrovandi, Varalli e Zibecchi..., Genova, con i responsabili premiati, arresti di chi manifesta contro il Tav, migranti lasciati morire in mare... Questo e molto altro è il recente nostro passato repressivo, da quando si è lacerato il tessuto sociale e democratico egemonico in Italia fino a qualche decennio fa. Non parliamo dell'austerità, della disgregazione della sanità pubblica a favore della privata.
Se si vuol dire che questa mentalità repressiva e barbara coglie l' occasione per manifestarsi più  liberamente oggi, grazie all'emergenza, siamo d'accordo. Se si vuol dire che i e le responsabili della distruzione del tessuto democratico vogliono e tenteranno di approfittare anche loro per dare un colpo a espressione e iniziativa di pensiero critico e dissenso, è una paura che abbiamo tutte e tutti. Ma appunto occorre non solo vigilare, ma incoraggiare e rendere il più possibile pubbliche tutte le riflessioni e pratiche che comunque si mettono in atto per fare argine a questa ondata autoritaria e regressiva (pensiamo ad esempio che in Polonia stanno approfittando per dare un colpo all'interruzione volontaria di gravidanza, mentre le donne non possono manifestare per il lock down, e hanno tentato anche qui). Iniziative che comunque esistono, basta cercarle.
In ultimo: ci sono addirittura coloro che accusano di ignavia e subalternità chi ( e sono la maggior parte del paese) si attiene alle disposizioni. Pensiamo che non sia giusto né produttivo, che sia deprimente lanciare solo allarmi senza avanzare ipotesi plausibili: ribellarsi alle misure imposte, rischiando contagi. A meno che non si pensi che non sia una pandemia, ma un semplice strumento esagerato per imporre il controllo.





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