lunedì 12 dicembre 2016

Lettera a un amico degli anni sessanta

Da I contorni delle cose (Stampa2009, Azzate, 2010)
(dalla sezione L'imperfezione dello sguardo)

Mi hai detto: fatti vivo!
Non ch’io fossi morto non ho risposto.
Mi hai detto: novità?
Non ch’io fossi vivo ho tremato.
Ti sei ritratto poi sparito con un gesto
lontano elegante degli occhi
neanche t’avessi urlato io la mia presenza
( o è così?)
per questi vent’anni
che non ci siamo visti mai né sfiorati.

Ti ho scritto una lettera stupita
all’indirizzo vecchio
di quando giù al Vigentino
tra forre e sterpeti mostravi con cura
piccole proprietà, la Legnano cromata
la racchetta di budella cordata.
Mi scoprivo allora primitivo comunista
perché  a incipiente consumismo
più nuda pareva doversi da noi
la testimonianza.

No. Nessuna novità.
Curo oggi ai ragazzi proprietà piccole
col mio stipendio di docente.
Ma sono più nudo di prima.
Comunismo non si grida più
biciclette comprate tre
rubate tutte.
Non che la curi
la tua risposta, credo non verrà.

Fatti morto, volevi forse dire.